DONNA e altre storie, raccontate direttamente da ALEX CASTELLI

Novembre 25, 2021 0 Di master

Accogliamo calorosamente e spalanchiamo le nostre curiose orecchie a ALEX CASTELLI, artista poliedrico che ci sorprende coi suoi prodigi artistici. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro DONNA, condividiamo con piacere l’intervista a ALEX CASTELLI, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita, ALEX CASTELLI si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Sorry Mom!,OrangeStudios, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a ALEX CASTELLI!

Com’è nata tua la passione per la musica? 

Mio papà, ma in generale tutta la mia famiglia è sempre stata  appassionata di musica. Già da piccolissimo ascoltavo indirettamente gli LP dei miei genitori. Questo ha avuto una grande influenza sul mio percorso musicale. Sicuramente da bambino ha prevalso una sorta di spirito di emulazione verso mio papà Domenico che suonava la chitarra e che mi ha un po’ instradato allo strumento che gli vedevo utilizzare ogni tanto. Quando ero bambino mi raccontava che da giovane negli anni 70 si esibiva con la sua band senza avere chissà che preparazione. Da lì anch’io ho pensato che quindi si poteva fare, ma fino ai miei 14 anni non ho mai realmente iniziato ad applicarmi. Negli anni dell’adolescenza la musica è diventata una sorta di rifugio. Passavo ore ed ore, serate, pomeriggi, ogni ritagli di tempo a suonare, ad esercitarmi, ascoltare musica e sperimentare suoni, accordi, posizioni, studiare con l’obiettivo di fondare la mia Band, suonare in pubblico ed esprimermi con la mia musica.

“ALEX CASTELLI” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!
 

A volte mi piacerebbe proprio averne…

Come è stato concepito il lavoro DONNA?
Donna è una canzone il cui testo è stato scritto da Stefania Luna Alberti, la quale quasi per scherzo me lo ha buttato lì su un foglietto, dicendomi “Tieni, facci qualcosa”. Da questo input è iniziato un percorso ben più ampio: la canzone parla di una situazione di violenza domestica reale. Tramite contatti in comune con Stefania abbiamo deciso insieme di intraprendere un percorso di collaborazione con la “Casa delle donne” di Treviglio (Bg), associazione di riferimento per la bassa bergamasca, che si occupa di sostenere le donne che hanno subito violenza da parte di uomini. In associazione mi hanno permesso di partecipare a incontri nei quali le donne seguite dalle operatrici si sono offerte di raccontare le proprie esperienze in mia presenza. Un’esperienza che mi ha segnato, portandomi a riflettere parecchio sul “cosa potrei fare io per dare il mio contributo?”. Ho una figlia di 9 anni e vorrei che lei stessa non dovesse mai subire a sua volta violenze di genere. Per questo mi sono deciso a fare la mia parte, mettendomi a disposizione e sostenendo le attività in prima persona. Da qui poi è iniziato il lavoro per creare l’album che avrà principalmente canzoni che trattano tematiche legate alle storie che ho ascoltato.

Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Il videoclip di Donna è stato girato in una location molto particolare, una chiesetta sconsacrata e abbandonata immersa nel verde della Brianza. E’ stata scelta, al di là della suggestività del contesto, perché perfettamente allineata al mood della canzone: decadenza, silenzio, disordine, buio… “Donna” parla di drammi realmente vissuti in contesti famigliari all’apparenza perfettamente normali, ma che visti dall’interno sono esattamente come questa piccola chiesa. La condizione della donna è centrale nel video, per questo motivo abbiamo dato spazio a una performance di ballo in strada. Ho fatto molti concerti in strada e l’idea di una ballerina che ballasse per le strade della città di Bergamo mi è piaciuta da subito. Il contesto stradale valorizza i passi di danza di Ester Flo Oteri, che ha interpretato perfettamente il mood del brano, aumentando ancor più il pathos del video. Il video è stato realizzato con la regia e la supervisione artistica di Marco Dazzi. Le coreografie e performance sono di Ester Flo Oteri.

E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
L’album è in cantiere, sto lavorando su una decina di brani. Non ho ancora definito un titolo, per ora sono pronte la metà delle canzoni. I lavori sono lunghi, soprattutto stiamo cercando risorse economiche per portare avanti le registrazioni in studio e il programma di promozione. Con il supporto di Sorry Mom stiamo lavorando per organizzare live proprio per questo scopo.

Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la tua storia, tutto il suo percorso!
Tutto parte a metà anni ’90, periodo di esplosione del fenomeno grunge e del primo revival del punk. La musica poteva essere suonata anche con conoscenze base, quindi era facile avviare la propria strada in ambito musicale, sapendo buttare giù solo pochi accordi base. L’importante era iniziare in qualche modo: le canzoni punk erano l’ideale. Da qui sono iniziate le prime esperienze con i gruppi del liceo, i primi concerti, le prime soddisfazioni e le prime delusioni. 

Da allora la musica è sempre stata nel mio quotidiano, ho fatto esperienze con innumerevoli gruppi come chitarrista e come cantante-chitarrista a vari livelli, lavorando o in studio, sui palchi un po’ in tutta Italia per quasi una ventina di anni ormai. Tributi, cover band, band con repertori originali di svariati generi, in elettrico o in acustico sono il mio background musicale ma soprattutto di vita, che arrivati però a questo punto mi sono stati stretti. Ora la mia spinta più grande per continuare a vivere la musica è il desiderio di fare ascoltare le mie canzoni.

Quali sono le tue influenze artistiche? 

A questa domanda è più facile rispondere elencando quelle che non sono le mie influenze! Ascolto di tutto, divoro musica e penso che in ogni album di qualunque artista ci sia almeno una canzone che valga la pena ascoltare. Le mie influenze musicali fin da ragazzino sono state moltissime: l’aspetto compositivo già allora era ispirato dalle fonti più disparate: Nirvana, Doors, Pearl Jam, Pink Floyd, Sting, Zucchero, Pfm, David Bowie… tantissimi gruppi eartisti erano nelle mie corde. Poi crescendo come ascoltatore prima che come musicista o cantautore, ho aggiunto tantissimi altri artisti di generi più disparati. Adoro il fingerpicking e mi piace lo stile di Chet Atkins, adoro Tommy Emmanuel o James Taylor (ottimo chitarrista acustico oltre che cantautore). Amo il blues e il rock blues, il soul, il reggae… ma adoro anche un certo cantautorato italiano più contemporaneo, Bersani, Silvestri, Gazzé, Fabi… Passo dall’ascolto dei Daft Punk a Mozart, dai Porcupie Tree, ai King Crimson, ai Beatles o agli Who, ai Motorhead o ai Police, ai Wilco, ai Melvins, Tori Amos, Carmen Consoli, Imagine Dragons…

Quali sono le tue collaborazioni musicali? 

Dopo anni di collaborazioni di ogni genere ho scelto una direzione indipendente. Ho un gran numero di musicisti locali con i quali ho suonato che mi hanno lasciato molto. Mi piace imparare da tutti, penso che ogni musicista che ha suonato con me mi abbia regalato qualcosa che ha arricchito il mio essere musicista. Questo, comunque, vale in generale per le persone che incontro ogni giorno.

E le collaborazioni con Sorry Mom! e OrangeStudios nel lavoro in promozione?
 

Come tutte le cose della vita sono partite per casualità. Orange Studios e Alberto Rapetti (che sta curando la produzione artistica del nuovo album) li ho conosciuti grazie a un passa parola di artisti che ho conosciuto a Reggio Emilia durante un concerto con palco condiviso.
SorryMom è l’agenzia che ho conosciuto “casualmente” tramite Ivana Sjepanovic, che si è unita al loro team recentemente. In seguito a una chiamata fatta con lei è nata l’opportunità di avviare una collaborazione con loro. Devo dire che dal primo incontro fatto con Marco Biondi e Luca Bernardoni ho percepito una buona affinità musicale, ma soprattutto umana.
Vado molto “di pancia” nelle relazioni, sono piuttosto selettivo e molte volte diretto nel parlare alle persone, soprattutto in ambito lavorativo: ho detto quello che mi serviva, mi hanno proposto quello che volevo, mi sono trovato bene. Un buon inizio è già un successo…

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte? Le mie canzoni nascono quasi di getto, ogni esperienza vissuta mi porta a scrivere qualcosa, soprattutto se le esperienze mi lasciano segni nel cuore (non parlo di pene d’amore)… solitamente le esperienze meno gradevoli mi spingono a scrivere. I momenti più prolifici per chi compone, o scrive, o dipinge sono quelli negativi. Scrivere e comporre musica mi aiuta a interiorizzare quanto accaduto, a esserneconsapevole e mi spinge poi a muovermi nella direzione del cambiamento.  Nel caso del singolo “Donna” e delle successive canzoni in cantiere, le esperienze sono quelle vissute in prima persona nelle mura dell’associazione “Casa delle Donne” e le emozioni che sono nate dall’ascolto di quelle storie che sembrano così lontane quando le ascolti dalla tv o leggendo sui giornali… Lascolto dell’album vuole essere uno stimolo a ragionare sulla condizione subordinata della donnna, che spesso anche le stesse donne si convincono sia giusto. Riflettiamo, uomini e donne insieme, se non c’è equilibrio tra le parti, il mondo stesso non sarà in equilibrio e “le cose del mondo”, tutto ciò che accade nel quotidiano, non potrà che essere in disequilibrio.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Pubblicazioni indipendenti ne ho fatte parecchie. Live, ne ho fatti tanti, mai troppi. Mi sto organizzando per promuovere il prossimo album e i nuovi singoli. Concorsi li sto evitando, anche se mi piace molto l’idea del contest, della sfida diretta.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Penso che ci siano molte band/cantautori validi in Italia. Non mi piacciono le dinamiche della musica in Italia, non mi piacciono le dinamiche delle radio mainstream, non mi piace la musica in questa TV (premetto che non ho la tv da anni), non mi piace come viene trattata la musica. Penso che le persone siano capaci di ascoltare qualcosa di diverso da quello che viene proposto nei canali mainstream, di più impegnativo, di più difficile. Oggi si tende a semplificare, accorciare, ottimizzare ogni canzone per adeguarla a leggi del mercato musicale. Mi piace l’idea di artisti come i Porcupine Tree che non si curano della durata delle proprie canzoni. Suonano le proprie composizioni con i tempi dilatati necessari per renderle efficaci.
Penso che ci sia spazio per tutti, la musica deve toccare corde: ogni autore può avere il proprio pubblico, bisogna lavorare per riuscire a crearselo.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Ho pubblicato il mio primo album nel 2020, si intitola “Caduti Liberi”. Un album rock, seppur con una vena cantautorale, incentrato su una tematica molto precisa: la paura dei cambiamenti nella vita. Lo trovate sul mio sito alexcastelli.it, ascoltabile in streaming, oppure sui digital store principali (Spotify, Amazon Music, Deezer, Apple Music…). Da questo album, parecchio diverso dalla mia attuale direzione musicale, ho estratto 3 singoli: C’è di mezzo il mare, Gabriele, Stanno uccidendo la musica. Ma ci sono anche altri brani che consiglio. “Il Dio che è in me” è una canzone che si basa su una domanda: “E se Dio non fosse al di sopra di noi ma dentro ognuno di noi?”. Il senso della canzone è “spingiamoci un po’ più in la anche nei ragionamenti religiosi: non è che magari Dio non si al di fuori di noi, ma all’interno di noi?. “Panem et circenses” parla di come oggi, esattamente come accadeva ai tempi degli antichi romani, le persone siano distratte dalla propria vita a causa di disturbi esterni. “Solo” spiega come ci si sente a rimanere soli, senza alcuno al proprio fianco disposto ad ascoltare. “Salta” parla della paura che tutti abbiamo di fare “il grande salto” e diventare ad essere quello che veramente siamo e non a fare solo quello che gli altri vorrebbero che noi fossimo .

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Piuttosto tranquillo, senza timori. Manca un po’ l’aspetto live, mancano i concerti.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Oggi il mio sogno nel cassetto sarebbe un mondo in equilibrio. Penso che manchi molto l’equilibrio, in tantissimi ambiti della vita. Relazioni tra uomini e donne, situazione economica, mancanza di tempo libero, eccesso di paura nel vivere la vita, eccessivo ruolo degli strumenti elettronici nella vita delle persone… eccessi di ogni tipo tolgono equilibrio a un mondo che mi pare stia andando verso una vita “ovattata”, senza desiderio di farsi valere, senza stimoli, senza voglia di combattere per ciò in cui si crede.