Un caffè con Vittorio Cuculo tutto sulla sua vita e sullo straordinario ENSEMBLE
Luglio 18, 2021Accogliamo calorosamente a Vittorio Cuculo, artista poliedrico che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro ENSEMBLE, condividiamo con piacere l’intervista a Vittorio Cuculo, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita, Vittorio Cuculo si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Stefano Dentice, Javier Girotto, Gegè Munari, Stefano Di Battista, Enrico Pieranunzi, Roberto Gatto, le esperienze, come Siena Jazz University, Conservatorio di Santa Cecilia, Premio Internazionale Massimo Urbani. European Jazz Award 2020, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Vittorio Cuculo!
Com’è nata la tua passione per la musica?
In casa, fin da quando eravamo piccoli (ho anche un fratello che si sta laureando in violino), è sempre circolata la musica, classica, leggera, jazz…mia madre è pianista ed insegna, mio padre è anche lui un grande appassionato. Sono arrivato al sax passando per le percussioni classiche e per la batteria. Ho suonato nella Junior Orchestra, un’orchestra giovanile dell’Auditorium parco della musica di Roma, ho anche studiato la marimba ed ero arrivato ad usare 2 battenti per ciascuna mano. Poi un giorno, da mio padre ho sentito in un disco il sax di C. Parker ed è stata la svolta, il sax mi ha chiamato per suonare il Jazz.
Potresti descrivere il “personaggio” Vittorio Cuculo, con pregi e difetti?
Non mi sento un personaggio, mi piace fare musica e suonare questo si, soprattutto dal vivo, perchè il contatto con il pubblico esalta la musica. Mi ritengo una persona normale, tendente al perfezionismo, nel senso che sono molto motivato nelle cose che faccio, mi piace farle come si deve e forse questo a volte può generare qualche incomprensione.
A volte l’ispirazione ti coglie quando meno te l’aspetti. È stato così per Ensemble?
Come accade spesso, l’idea è nata un po’ per caso e un po’ per una riflessione che stavo facendo sul materiale del mio primo CD “ Between”. La sorte ha voluto che incontrassi la formazione di sassofoni Filarmonica Sabina Foronovana, con la quale ho avuto modo di registrare dal vivo, senza il mio quartetto, una versione del brano My Funny Valentine (versione ora inclusa nel nuovo lavoro discografico) e da questo primo incontro è nata la spinta per una collaborazione più approfondita. Anche perché sentivo il bisogno di sviluppare la tematica dell’incontro e quindi si è fatto largo l’idea di un nuovo progetto artistico che mettesse in evidenza l’aspetto comunitario del fare musica, la dimensione del NOI, che in “Between” era stata indicata come dialogo tra le diverse generazioni, quella di giovani musicisti come me, Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli con quella della storica colonna del Jazz Gegè Munari, “The Legend”. Oggi il cammino del Vittorio Cuculo 4et feat. Gegè Munari approda a questa nuova tappa, “Ensemble”, un lavoro discografico che vede il quartetto dialogare con un’orchestra di sassofoni.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da un video?
Sì, prima dell’uscita del lavoro ho mandato alcuni video di breve durata sul mio profilo facebook, una sorta di rubrica o appuntamento regolare, per testimoniare e pubblicizzare il tipo di lavoro che si stava facendo.
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni. Potresti raccontarci la tua storia e tutto il tuo percorso artistico?
Sono nato il 2 ottobre 1993 a Roma e mi sono laureato ad Ottobre 2017 alla Siena Jazz University, in sassofono jazz, triennio di primo livello sotto la guida del M.° Maurizio Giammarco e a Marzo 2021 ho chiuso il percorso di studi accademici sotto la guida del M.° Santoloci al biennio jazz, presso il conservatorio S. Cecilia di Roma, con il massimo dei voti. Fin da piccolo ho partecipato a laboratori e corsi di musica d’insieme, nella Scuola Popolare di Musica di Villa Gordiani a Roma. In seguito, per tre anni ho fatto parte, come percussionista, della Junior Orchestra, orchestra giovanile dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, proseguendo contemporaneamente lo studio del sassofono. Ho frequentato i seminari di Nuoro Jazz, Otranto Jazz, Orsara Jazz, vincendo diverse borse di studio, tra le quali quella per la Berklee college of music di Boston, dove ha frequentato il “Five week summer program”.
Nel 2014, con una grande emozione che non dimenticherò facilmente, ho preso parte al “Concertone” del primo maggio a Roma in piazza S. Giovanni, insieme ad un gruppo di giovani sassofonisti, con la partecipazione di Stefano Di Battista, diretti dal M.° Santoloci. Ho anche fatto parte dell’Orchestra Nazionale di giovani talenti jazz, diretta dal M.° Paolo Damiani, con la quale ci siamo esibiti in diverse manifestazioni in Italia, Francia, Belgio. Sono poi risultato vincitore della borsa di studio europea YouMe, Young Musicians Play Europe, che mi ha consentito di suonare in quartetto al festival di Varsavia e alla Casa del Jazz di Roma. Con il Siena jazz Quintet ho preso parte al Contest internazionale di Amsterdam, arrivando in finale. Ho militato per alcuni anni nelle fila della New Talent Jazz Orchestra diretta dal M.° Mario Corvini, con la quale ho partecipato a diverse manifestazioni e registrato anche CD. Nel 2018, altra grandissima emozione, con un mio primo quartetto ha suonato il progetto Be Bop mood in Russia, al Delta jazz festival, esibendomi nel teatro dell’opera di Astrakhan, riscuotendo un buon successo. L’anno successivo, nel 2019, ho registrato il mio primo progetto discografico Between, presso AlfaMusic di Roma, con il Vittorio Cuculo Jazz Quartet, feat. Gegè Munari. E sempre in quell’anno, ho vinto il primo premio per solisti del concorso Randazzo, Lyon’s club di Catania e mi sono classificato al secondo posto al concorso internazionale Massimo Urbani. A Ottobre 2019 ho partecipato al Contest Internazionale Jazz Johnny Raducanu, tenutosi in Romania, vincendo il premio come miglior solista strumentale. A gennaio 2020, Radio ha trasmesso la registrazione del concerto Our Monk, tenutosi a Prato, nel quale sono stato ospite come solista della New Talent Jazz Orchestra di Mario Corvini. A dicembre 2020 mi è stato assegnato dal Tuscia in jazz festival il premio European jazz award 2020. E cosa recentissima, il mese scorso, ad Aprile, in occasione dell’International jazz day, ho avuto il grande piacere di tenere un concerto con il Vittorio Cuculo Quartet feat. Gegè Munari per la Casa del Jazz, trasmesso in streaming dalla sala Petrassi dell’Auditorium parco della Musica di Roma. L’ ultima, recente soddisfazione, a Maggio ho vinto ex aequo il concorso Chicco Bettinardi, nuovi talenti del jazz italiano. Ed ora eccomi qua, a presentare il mio secondo lavoro discografico, Ensemble.
Quali sono le tue influenze musicali?
Le mie influenze musicali in questo genere vanno da Parker a Coltrane, Rollins, Davis, Hubbard. Cerco comunque di ascoltare anche altri generi musicali, pop, anche un po’ di classica, ecc. Molto importante per la mia formazione sono stati i riferimenti di musicisti italiani come Di Battista, Bosso, Pieranunzi. Tutti stimoli che vanno a sostenere la ricerca di una mia dimensione musicale, perché la cosa che mi interessa è trovare un modo personale di esternare quello che ho da dire, anche se maturato da un bagaglio fatto di tanti ascolti.
Come hai vissuto la condivisione del palco, fra gli altri, con Javier Girotto, Gegè Munari, Stefano Di Battista ed Enrico Pieranunzi?
Condividere il palco con figure di questa levatura è molto formativo (con alcuni di loro la condivisione è avvenuta quando facevo parte di formazioni orchestrali) è un privilegio stare con delle personalità musicali e artistiche così rilevanti, perché trasmettono voglia di fare e di migliorarsi.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Lo spirito empatico che sempre mi muove quando suono vuole lasciare in chi ascolta il senso di un discorso fatto non con le parole ma con la musica e le note. Per me la musica, il jazz, rappresentano tutto, sono la vita, e quindi quando suono cerco di trasmettere le mie esperienze, i miei percorsi interiori, il mio modo di essere.
Parliamo delle tue prestigiose esperienze concertistiche, accademiche, dei concorsi, oltre che della “Siena Jazz University”, conservatorio di Santa Cecilia, Premio Internazionale Massimo Urbani e lo “European Jazz Award 2020”.
Ho frequentato la Siena Jazz University e mi sono laureato al triennio di sassofono Jazz sotto la guida del M.° Maurizio Giammarco ed ho da poco terminato il percorso con il biennio di sassofono Jazz al Conservatorio di S. Cecilia di Roma sotto la guida del M.° Alfredo Santoloci, con il quale avevo anche cominciato il percorso classico all’inizio. Grazie ad una borsa di studio, sono stato a Boston al Berklee college of music di Boston. E pian piano, facendo diverse esperienze che hanno maturato il mio incontro con il Jazz, ho avuto anche qualche soddisfazione con premi e riconoscimenti ricevuti, riconoscimenti che sono comunque importanti perché stimolano ulteriormente allo studio e a migliorarsi. E’ stato bello ed emozionante ricevere il riconoscimento dello “European Jazz Award” da parte di Tuscia in Jazz, così pure aver ricevuto il premio J. Raducanu in Romania, come migliore solista strumentale.
Qual è il tuo pensiero sulla scena musicale italiana? Cosa cambieresti o miglioreresti?
Ovviamente mi interessa il jazz e in Italia negli ultimi anni sono diversi i talenti che sono venuti fuori. E’ bello vedere tante realtà e tanti talenti presenti, perché questo vuol dire che il jazz è vivo. Sono sempre piacevolmente colpito dall’alto livello di tanti musicisti, coetanei e non. Proprio per questa vitalità che caratterizza il jazz italiano, vorrei che si dessero più mezzi e sostegno economico a quanti operano nel settore. Viva la musica, viva la magia del Jazz!
Oltre al lavoro attualmente in promozione, quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Questo lavoro discografico è la mia seconda uscita, ma prima c’è stato il mio esordio con il lavoro “Between” per AlfaMusic: ci sono tanti brani da ascoltare, sono tutti belli, fra l’altro contiene anche una rielaborazione del brano Vedrai, Vedrai di Luigi Tenco, nel quale interviene anche mio fratello con il violino. Consiglio ovviamente di ascoltare tutto il lavoro del mio esordio discografico. “Between” fu concepito come punto di partenza di un progetto più ampio, che voleva essere incontro tra generazioni (l’età anagrafica dei componenti il Vittorio Cuculo 4et feat. Gegè Munari è assai varia), generi e stili musicali diversi (brani originali, standard e brani di cantautori, L. Tenco). Il Vittorio Cuculo 4tet feat. Gegè Munari, infatti, mette insieme personalità diverse, con approcci strumentali, stili e modi di suonare che nella diversità trovano un punto di equilibrio all’interno del gruppo. Con Enrico Mianulli, al contrabbasso, mio assiduo collaboratore, ci conosciamo e ci frequentiamo musicalmente da un po’ di tempo, e con il suo black sound mainstream apporta precisione, leggerezza al progetto. Danilo Blaiotta, pianista, contribuisce, con il suo approccio fresco e moderno, a dare ulteriore spinta al nostro stare insieme, dando un tocco di eleganza e stimolando percorsi ulteriori. E c’è poi The Legend Gegè Munari, una colonna del jazz, un grandissimo batterista che con il suo drumming è punto di riferimento di intere generazioni, un drumming che viene da lontano, carico di uno swing che ha respirato musica sui più rinomati palchi.
Come stai vivendo da artista e da persona questo periodo del Covid-19?
La pandemia ha colpito tutti, fisicamente, economicamente e psicologicamente. Un evento così disastroso non può che lasciare il segno. Per quanto mi riguarda, ho riflettuto sulle esperienze fatte, ho studiato, ho chiuso il percorso degli studi accademici. Non ho difficoltà ad ammettere di aver sofferto la situazione, perché per un musicista il contatto con gli altri e il pubblico è vitale. Ho quindi sperimentato come sia importante stare uniti, fare gioco di squadra, puntare sulla relazione umana. Questo è fondamentale ed è l’insegnamento che mi pare di poter cogliere.
Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?
Intanto ho un sogno che mi piacerebbe realizzare: che questo lavoro discografico possa avere un riscontro positivo anche in termini di accoglienza nei festival, nelle sale da concerto o all’aperto, dove poterlo suonare, magari riuscire ad organizzare un piccolo tour. Sulla bontà del progetto, nelle note di copertina, si sono espresse figure capitali del Jazz, Paolo Fresu, Stefano Di Battista e Eugenio Rubei (li ringrazio e li ringrazierò sempre tanto per il loro incoraggiamento e sostegno). Progetti per il futuro ne ho, avrei già in mente un’idea da sviluppare per un prossimo progetto, ci devo lavorare in termini di ideazione, ma il seme è già presente.