Kiol giovane talento italiano alla conquista di successi internazionali
Febbraio 6, 2021Classe ’97, diTorino, artista e polistrumentista dai ricchi contenuti. Così giovane ma così di grande esperienza: seguito a livello internazionale da grandi produttori, colleziona negli anni concerti e collaborazioni di grande prestigio.
La sua storia? Inizia, come ci racconterà di seguito, a casa di un amico, da giovanissimo e dì lì una grande crescita fino all’artista consolidato e riconosciuto quale è oggi.
Kiol, attualmente impegnato alla promozione del singolo “Ciao”, è tutto questo e molto altro. In una piacevole, e cordiale, pagina avremo l’onore di leggere di più della sua vita musicale e non, così come l’interessante nascita dell’etichetta Join Records…
Com’è nata la passione per la musica?
Da piccolo avevo un amico un po’ più grande di me che suonava la batteria. Un giorno andai a casa sua e me la fece provare. Il giorno dopo costruivo sul letto di camera mia una batteria usando le custodie delle videocassette su cui sbattevo con forza dei mestoli di legno. Rotte tutte le cassette, mio padre fu costretto a prendermi una batteria muta. Da li iniziò tutto; le prime band, i primi contest, le prime registrazioni, imparare a suonare altri strumenti, a cantare, e infine, a scrivere le mie canzoni.
Cosa significa e com’è nato il nome “KIOL” e il suo personaggio?
Nel 2014, quando passai 3 mesi a Mallow, in provincia di Cork (Irlanda), ero un batterista alle prime armi con la chitarra ma avevo già 4/5 cover nel mio repertorio. Conobbi un sacco di persone del posto con cui iniziai ad uscire. Una sera mi esibii per loro e da quel momento insistettero nel farmi portare la chitarra ogni volta che ci vedevamo! Proprio durante quell’estate, loro decisero quale sarebbe stato il mio nome, che in gaelico antico significa musica. In realtà sarebbe scritto “Ceol” ma la pronuncia mi fece pensare a Kiol e subito me ne innamorai. Il suo personaggio?
Kiol è semplicemente un ragazzo di Torino che ama la musica, raccontare storie, godere di ogni piacere di questa vita e viverla nel modo più positivo possibile.
Come è stato concepito il singolo “CIAO”?
Ciao è una canzone che parla di andare avanti, di avere il sangue freddo per lasciare qualcosa per trovare qualcosa di più, rischiando. Questa immagine viene metaforizzata nella canzone tramite il salutarsi di due amanti che, per un motivo o per un altro, sono costretti a lasciare il proprio amore alle spalle. Essendo spesso in tour, movendomi spesso di città in città e non avendo avuto una “residenza” per molto tempo ho dovuto affrontare situazioni del genere, come molti miei coetanei che per studio o lavoro sono costretti ad abbandonare le relazioni create in un posto per spostarsi in un altro, andando avanti.
E com’è nato il suo videoclip?
Il videoclip è un semplicissimo storico di tutto ciò che ho fatto durante questi anni. Tra un’ampia scelta di girato, da video del cellulare a riprese più professionali, abbiamo deciso che “Ciao”, una canzone appunto che parla di andare avanti, sarebbe stata raccontata perfettamente dalle immagini catturate durante gli ultimi 4 anni. Racconta una buona parte della mia storia musicale che mi ha fatto arrivare a concepire il mio nuovo album; un punto di arrivo (o di ripartenza) dopo anni di bellissime esperienze.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
L’album Techno Drug Store che contiene il singolo, non è nato come tale, ma più come una selezione delle canzoni che più mi piacevano. Il titolo dell’album viene dall’omonima canzone, la traccia numero 5. Oltre a essere un titolo che mi piace molto, l’ho scelto perché rappresenta benissimo l’eterogeneità dell’album. Techno Drug Store per me è il mondo in cui viviamo oggi, un mondo pieno di possibilità che, grazie alle tecnologie, lascia quasi l’imbarazzo della scelta e rende più difficile per noi giovani “scegliere” quale strada percorrere nella vita; una via che un tempo poteva sembrare sicura e retta oggi non darebbe le stesse sicurezze a chi la intraprende. Ecco perché “Drug Store”, un gigantesco supermercato che offre talmente tante scelte che, se non hai le idee chiare, rischia di farti perdere la strada. Techno invece, non rappresenta un genere musicale, ma il fatto che siamo sempre più legati a vivere la nostra vita tramite la tecnologia (smart working, registrare un album su un computer, laurearsi in una università di londinese vivendo a Torino ecc..).
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
In una parola: vero! Sin dall’inizio abbiamo coltivato un sacco di relazioni vere e durature, con il pubblico, con gli addetti ai lavori, insomma con chiunque abbiamo avuto il piacere di lavorare.
Ho iniziato suonando ovunque potessi suonare, pub, piccoli locali, eventi in Torino e provincia. Avevo un EP pronto ma non pubblicato, che suonavo solamente dal vivo. Successivamente, quando ho conosciuto il mio manager Stefano Pesca, sono riuscito ad entrare in una rete di concerti mozza fiato, e dopo aver firmato con Warner Music Benelux e International Talent Booking, ho finalmente pubblicato il mio primo EP “I Come As I Am” che mi ha aperto le porte per suonare davanti a moltissime persone. Insomma è stato tutto molto spontaneo e graduale. La mia forza è stata quella di fare tutto questo con gli occhi pieni di gratitudine e il cuore pieno di gioia. Per questo motivo mi sono goduto ogni attimo del mio percorso. Inutile dire che da quando è arrivato il COVID, io non ho più suonato live, ma ho scritto, scritto e scritto ancora un sacco di canzoni per me e per altri artisti con cui collaboro, e sono riuscito a pubblicare il mio primo album ad ottobre; Techno Drug Store. Non vedo l’ora di poterlo portare sui palchi di tutta Europa, tornando così a godere la musica nel modo più intenso, dal vivo.
Quali sono le influenze artistiche?
Ho iniziato ascoltando artisti come Ben Howard, Paolo Nutini, Mumford & Sons. Maturando, mi sono interessato sempre di più ad artisti di generi molto diversi, per esempio Gorillaz, Moby, Damon Albarn, Angus Stone, Mac Miller… I quali mi hanno portato a modificare il modo in cui scrivevo la musica delle mie canzoni! Per quanto riguarda i testi, sono sempre rimasto fedele al vero racconto di ciò che vivo, cercando di scrivere nel modo più poetico possibile. Spesso leggo poesie, che mi aiutano a creare metafore potenti da utilizzare nelle mie canzoni.
Quali sono le collaborazioni musicali?
Ho lavorato con dei grandi della musica, Dani Castelar (produttore di Paolo Nutini) e Dimitri Tikovoi (produttore dei Placebo), dai quali ho imparato molto. Ho coscritto con molti miei colleghi coetanei, sia di Torino che di Londra. Ultimamente sto lavorando con un produttore di Torino, che fa musica diametralmente opposta a quella che faccio io, e sto scoprendo quando è interessante collaborare e imparare da persone che suonano e ascoltano musica molto diversa dalla mia. Presto saprete di più riguardo a questa collaborazione! Per quanto riguarda i musicisti, la creazione del mio album è stata un momento perfetto per avere in studio altre persone che dessero vita alle mie idee. Il primo che voglio citare è sicuramente io mio chitarrista e produttore Federico Puttilli (Nadar Solo, Galapaghost, Levante) che dall’inizio mi segue in ogni mio concerto e con il quale ho costruito un legame fraterno. In studio sono anche venuti a dare spettacolo Alex Sanfilippo (Levante), Stefano Prezzi (Atlante), Pier Funk (Subsonica) e Corgiat.
E la collaborazione con l’etichetta “Join Records” nel lavoro in promozione?
Scaduto il contratto con Warner, io e il mio manager abbiamo avuto l’idea di creare la nostra etichetta, perché in futuro sapevamo di poterla ampliare firmando altre giovani promesse. Join Records è solo agli inizi, il mio album è effettivamente il primo lavoro sotto Join Records, ma ci aspettiamo di far uscire presto un sacco di altra musica mia e di molti altri artisti.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Dipende molto da canzone a canzone. Come ho detto in precedenza, scrivo quello che vivo, quindi non si può mai sapere quale sarà il prossimo pezzo! Diciamo che mi piace parlare di sentimenti profondi, l’amore in generale, per la mia donna, per la vita, per gli altri. La mia musica è a grandi linee “uplifting”, quindi cerco sempre di regalare all’ascoltatore emozioni che possano rendere la giornata migliore, o che possano far fermare a riflettere prendendosi un momento per se stessi.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Ho avuto la fortuna di essere opening act di artisti molto importanti, quali Natalie Imbruglia, Jack Savoretti, Negrita, Placebo, Patty Smith, Joan Baez, Eros Ramazzotti. Grazie a loro ho suonato su palchi che non avrei neanche mai sognato di vedere (Olympia di Parigi, 02 Academy & Sheperd’s Bush a Londra…). Non immaginavo di poter addirittura stringere amicizie, come è successo con alcuni di loro, ma la cosa più importante che ho imparato da questi “Big” della musica è quanto questo sia un lavoro che necessita una solidità impressionante, e soprattutto quanto lavoro duro ci sia dietro la facciata della Rockstar. La passione per la musica è la cosa principale, la cosa per cui ogni artista inizia la sua carriera, ma per rendere quest’ultima di successo, dietro ci sta un lavoro enorme non solo dell’artista, ma anche di tutte le persone fidate con cui scegli di percorrere la tua strada.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Oltre all’immortale Pop music, che quella c’è e ci sarà sempre (e ne sono anche contento), vedo che l’Italia (come ovunque nel resto del mondo) si stiano creando filoni di genere che diventano di tendenza, e quindi ogni artista diventa plagio di un altro. Musica sempre troppo uguale, artisti sempre troppo uguali l’uno all’altro, finché non ne arriva uno che ha davvero qualcosa di diverso da dire, che poi inizia ad essere di tendenza e quindi tutti gli altri iniziano a fare quello che fa lui. Questa cosa non mi piace tanto ad essere sincero. Anni fa l’essere “diverso” o “originale” era la cosa che più ti premiava. Ognuno aveva la sua identità, unica, irripetibile, e per questo spiccavi. Oggi, molti artisti che decidono di intraprendere una carriera, guardano che musica “va” e via, in un men che non si dica iniziano a far parte di quell’enorme numero di artisti che fanno tutti la stessa roba. Fino a che poi nessuno la ascolta più e avanti con un altro trend.
Infatti oggi nella musica è molto raro vedere che si creino movimenti musicali guidati da ideali veri che rimangono duraturi nel tempo, come il Rock o il Rap, e questo fa pensare. Forse per “farcela” bisogna copiare gli altri? Io non ci sto, farò la mia musica, quella che sento pura e che è fedele alla mia personalità, e ognuno dovrebbe fare così: Il mio obiettivo è quello di portarla ovunque nel mondo cercando persone che, perché glielo dice il cuore, vengano da me dicendomi “aspetto con ansia il tuo prossimo disco”, e stai sicuro che proverò a soddisfarli con tutto me stesso.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Assolutamente tutti! Diciamo che l’album è un bel trip sonoro. Quindi vi consiglio di mettervelo in macchina, in un viaggio che duri almeno 40 minuti! Una delle mie preferite? Impossibile rispondere.
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Da quando ho iniziato a scrivere musica mi sono sempre concentrato su una cosa: fare quanti più concerti possibile. Questo ha creato in me il bisogno di portare la mia musica dal vivo; fare uscire una canzone su Spotify e parlarne su Instagram non mi basta, ho bisogno di vedere le emozioni negli occhi delle persone mentre ascoltano la mia musica! Siccome mi sono sempre concentrato sul cantare dal vivo e portare la mia musica in giro, mi sono ritrovato nella situazione in cui l’unico modo per parlare alle persone è tramite i social networks. Inutile dire che non avendo mai improntato la mia carriera sull’utilizzo dei social, mi sono ritrovato, e tuttora mi ritrovo fermo, in attesa di poter ricominciare a suonare le mie canzoni davanti al mio pubblico. Ho pubblicato l’album nonostante il periodo difficile, ma l’obbiettivo rimane quello di poterlo suonarlo al più presto dal vivo. Nel frattempo sto studiando molto come migliorare il mio songwriting e la mia produzione, scrivo tutti i giorni e sto già lavorando su un secondo album. Ho iniziato varie collaborazioni e produzioni per altri artisti. Una cosa nuova che ho scoperto grazie a questo lockdown è la magia del Film Scoring, ovvero scrivere musica per i film. Sto studiando parecchio questa materia e non vedo l’ora di iniziare a musicare il primo cortometraggio, un lavoro che mi è stato proposto proprio in questi giorni. La musica non ha limiti, tutto ha bisogno di soundtrack, e io ho solo voglia di giocare.
Come persona devo dire che ho trovato il modo di vivere molto positivamente anche questo strano periodo; sono scappato al mare con la mia ragazza e mi sono dedicato non stop ai miei studi e alla scrittura. Questo periodo, nonostante tragico, ha avuto, per i più fortunati, alcuni benefici, rallentando la fretta con cui siamo soliti vivere e dedicandosi e apprezzando le cose vere di questa vita.
Quali sono i programmi futuri?
Concerti? Appena si potrà partirò con la mia chitarra e mangerò più palchi possibile suonando il mio nuovo album. Come detto prima sto già lavorando ad un nuovo disco, ad un cortometraggio e ho appena iniziato questa bellissima collaborazione con un produttore torinese. Il 2021 sarà decisamente un anno ricco di sorpresine musicali, quindi rimanete aggiornati 😉