Fabrizio Festa: tra notti salentine, musica e riflessioni sincere
Luglio 3, 2024Nel panorama musicale italiano, Fabrizio Festa si distingue come un cantautore eclettico e profondo, capace di incantare il pubblico con la sua voce intensa e i suoi testi poetici. Il suo nuovo singolo, “La vita di notte”, è un inno alla spensieratezza e alla gioia di vivere, un invito a lasciarsi andare al ritmo incalzante della musica e a celebrare la bellezza dei momenti condivisi.
In questa intervista esclusiva, abbiamo avuto il piacere di conversare con Fabrizio Festa, un viaggio attraverso la mente e il cuore di un artista autentico, che non teme di mettersi a nudo e raccontare la sua visione del mondo attraverso le sue canzoni.
Benvenuto Fabrizio. “La vita di notte” è il tuo nuovo singolo. Puoi raccontarci l’ispirazione dietro questa canzone e come si differenzia dal tuo lavoro precedente?
Le notti e le stagioni estive, sin da maggio, vissute in Salento per quattro anni di seguito, mi hanno ispirato questa canzone. La magia di quei posti, il luccichio notturno delle luci dei paesi che si affacciano sul mare, sono una benedizione visiva ed emozionale. Gli incontri con le persone del posto, i residenti, mi hanno accolto come fossi uno di loro; le serate non finivano mai prima delle tre di notte, e molte volte ho visto l’alba, ammirando il mare.
Solitamente scrivo canzoni utilizzando la chitarra; spesso nascono di getto. Ma per “La Vita di Notte” è stato diverso. Una sera, nel giardino della casa in affitto a Otranto, mi è venuta in mente la melodia e il testo della canzone senza l’ausilio dello strumento. Li ho subito memorizzati sullo smartphone e trascritto il testo su un block notes per non dimenticarli.
Sicuramente, ciò che ho vissuto di così intenso ed emozionante in quegli anni si è manifestato spontaneamente. Le canzoni molto spesso “nascono da sole, già con le parole”, e così è avvenuto anche per questa mia ultima canzone pubblicata.
Hai sottolineato l’importanza del video musicale come parte integrante della tua arte. Come concepisci il rapporto tra musica e immagini, e come influisce sulla tua narrazione artistica?
Con l’avvento di MTV, il videoclip ha assunto definitivamente un’importanza imprescindibile dalla musica. Siamo nell’epoca dell’estetismo, dove l’immagine è la prima percezione umana. Se riesci a immortalare nelle immagini quello che hai nella mente mentre stai scrivendo la canzone, può nascere un connubio, un incastro perfetto. Molto spesso nei testi delle mie canzoni c’è una descrizione “cinematografica”, così come ne “La Vita di Notte”. L’influenza delle note sulle riprese video è una naturale prosecuzione.
Ho vissuto molto cinema nella mia vita, sia da appassionato onnivoro di film, sia per un periodo da “addetto ai lavori” nella distribuzione. Ho dentro di me l’occhio da regista, e questo mi aiuta. Mi sono formato con gli insegnamenti dei grandi maestri, da Oliver Stone con i suoi primi piani, fino alla sciamanica e magnetica capacità di Alejandro González Iñárritu di incollarti emozionalmente allo schermo, come in Babel, o con il suo imperdibile piano sequenza in Birdman.
Riguardo al tuo brano “Sono andato a far pipì”, hai avuto reazioni diverse da parte del pubblico rispetto ad altre tue canzoni, dato il titolo insolito? E come bilanci l’audacia creativa con la risposta del pubblico?
Questa canzone è un atto rivoluzionario, una constatazione sociale. Scava, segna e provoca le coscienze, in una società che viveva (quando l’ho scritta) e vive tutt’ora in un risucchio senza ritorno, fatto di incoerenza, paradossalità, superficialità, vittimismo pungente e frustrazione, scaricata gratuitamente sul primo che capita. Dire a qualcuno che non si sta comportando bene non porta spesso a un’ammissione di colpa; anzi, la reazione più comune è fuggire, fingendo indifferenza. Quando tocchi corde del malcostume così direttamente, non puoi aspettarti sempre una facile approvazione. Per questo ho ricevuto pareri contrastanti: c’è chi è rimasto indifferente e chi, invece, ha definito la canzone un capolavoro di acutezza moderna. Se non sei audace, non puoi fare Arte; rischi di essere definito un impiegato della musica. La musica obbliga a spingersi sempre oltre, a sorprendere anche te stesso.
Poi, come diceva Lucio Dalla, “l’Italia è pronta per l’amore, ma per guardarsi allo specchio ci mette più tempo”. Aggiungo che, in tal senso, ho fatto un percorso ancora più coraggioso, e se vogliamo inverso, rispetto a Gianluca Grignani. Lui ha pubblicato “La Fabbrica di Plastica” dopo un enorme successo precedente, cantando l’amore (tema che mette d’accordo sempre tutti), sotto contratto con una Major, con una visibilità e credibilità tali che, anche se fosse arrivato il contraccolpo, avrebbe retto. E così è andata, e se lo merita, perché ha talento da vendere da sempre.
Io arrivavo senza aver mai partecipato al Festival di Sanremo, dal “nulla” (anche se ho un lungo percorso artistico), senza l’onda mediatica nazionale a mio favore. Uscire con una canzone del genere, tentando il salto verso il grande pubblico, ha trovato inizialmente molta resistenza e censura. Ma il tempo è galantuomo e sta dando i suoi frutti: questa canzone sta viaggiando e si sta espandendo sempre più. Molto spesso viene citata, apprezzata e ricordata, segno che tocca nervi scoperti e temi sempre attuali, e lo fa con una lucida e oggettiva provocazione.
Vogliamo considerare che un altro male di questo tempo è l’autocensura? Se fai Arte, o tenti di farla, non puoi evitare di interrogarti su quello che si vive socio-culturalmente, soprattutto nel tuo Paese. Senza questa riflessione, non avremmo mai potuto godere del “Guernica” di Picasso e di tanto altro. Sono tempi difficili, e io ho manifestato in questo tempo anche altri aspetti oltre l’amore, che in qualche modo provengono dalla stessa natura: la manifestazione d’amore verso il prossimo e verso la società.
Tutte le tue collaborazioni sono state fonte di ispirazione. C’è un aneddoto o un momento particolare con uno di questi artisti che ti ha insegnato qualcosa di fondamentale per la tua crescita artistica?
Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con grandi professionisti del settore, ognuno dei quali mi ha dato stimoli per migliorare continuamente. Attraverso le loro esperienze, ho imparato che la musica e l’Arte sono un gioco molto serio: non si scappa, ci vogliono disciplina, studio e quella forma onnivora di curiosità che ti spinge a sondare ogni angolo psicologico, intellettuale ed emotivo dell’essere umano.
Devo essere onesto: c’è stato un momento, anzi due, in cui, tra le mille incertezze che può avere un Artista, ho avuto alcune “certezze” che hanno cementato la mia convinzione di voler fare musica. Quando portai i miei provini a Massimo Luca (produttore e talent scout), alla fine dell’ascolto mi disse: “qui c’è tanto fuoco che arde sotto la cenere”, “certe cose mi ricordano l’autenticità di Lucio Battisti”.
Inoltre, anche se non me lo disse direttamente, venni a sapere attraverso un ex direttore artistico della Warner Music che Massimo Luca confidò di aver scoperto, dopo Gianluca Grignani, solo un altro talento degno di nota: un certo Fabrizio Festa. Se prima il direttore della Warner non mi prendeva in considerazione, da quel momento in poi mi vide sotto una nuova luce.
Questi riconoscimenti non hanno alimentato il mio ego, ma hanno rafforzato la certezza che, comunque andasse, la musica era la mia strada. Era ciò che sentivo fin dall’inizio, quando ho iniziato a suonare. Senza presunzione, ricevere complimenti del genere aiuta a tenere sempre accesa e alta la fiamma della creatività. Senza quella tenacia e quella convinzione ardente, non si può scrivere.
Hai accennato ad una serie di canzoni inedite che hai scritto nel corso degli anni. Ci puoi dare un’idea di cosa dovremo aspettarci da queste nuove composizioni?
Una cosa è certa: non ripeto mai la stessa canzone. Già dalle canzoni edite si può evincere ciò che sostengo. Se andate a risentire alcune mie pubblicazioni, da “Sono andato a far pipì” a “Questa Terra Sono Io”, fino a “È così che fa l’amore” e “La Vita di Notte”, troverete mondi molto diversi tra loro. Ogni canzone è una dimensione a sé, una vita, non una copia di qualcosa. La canzone per me deve essere una stella cometa, non la sua scia.
Se le canzoni inedite che ho scritto fino ad oggi hanno sorpreso me, spero che sorprenderanno anche voi. Non vi potrete aspettare solo pop, solo rock, solo cantautorato, ma talvolta un mix di tanti generi. Una cosa è sicura: la mia onestà di scrittura e la mia integrità nel manifestare attraverso la musica e i testi gli angoli più profondi di me stesso.
In bocca al lupo per i tuoi prossimi progetti.
La risposta corretta è, “lunga vita al lupo”! Grazie.