“Canzoni per chi…” sa essere sociale senza i social, il nuovo brano di Giuseppe D’Alonzo

“Canzoni per chi…” sa essere sociale senza i social, il nuovo brano di Giuseppe D’Alonzo

Gennaio 8, 2024 0 Di Luca

Giuseppe D’Alonzo torna con la sua chitarra e la sua voglia di farci emozionare con il singolo “Canzoni per chi…”. Il brano è disponibile su tutti i digital store dal 5 gennaio e vede la collaborazione della cantante Elisa Sandrini.

La voce di Elisa accompagna il profondo messaggio di Giuseppe in una canzone che sa emozionare e coinvolgere. Una melodia pop in cui gli strumenti predominanti sono la fisarmonica, il contrabbasso, il pianoforte e la chitarra acustica.

Un arrangiamento volutamente sobrio che permette all’ascoltatore di ricevere con più attenzione il messaggio nascosto tra le righe del testo.

“Canzoni per chi… sa di tè, dentro un caffè. Si rivolge a tutte le persone che oggi si sentono attuali pur non essendo social. Quelle persone che riescono ancora a leggere un libro senza condividerne necessariamente contenuti ed emozioni.

A chi vive con discrezione la propria intimità, non solo quella della camera da letto.

A chi ha voglia ancora di soffermarsi qualche minuto ad ascoltare una canzone inedita dall’inizio alla fine ricavandone un significato. Emozionandosi ancora per una cosa semplice”, così Giuseppe D’Alonzo descrive il proprio brano.

Il brano è accompagnato da un videoclip girato da Alfredo Tarantini e montato da Jacopo Canali. Protagonista del video, insieme ai due cantautori, è Matisse. Il pesce rosso di Giuseppe, che prende il nome dall’autore del famoso quadro “I Pesci Rossi”.

Poco più di un secolo fa chi ritraeva questo soggetto era un impressionista . Il risultato è

un quadro dai colori meravigliosi, che regala buonumore ed emozioni positive.

Nel mondo degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale la nostra artista alienata di fronte allo stesso soggetto ritrae le traiettorie che il pesce rosso compie nella boccia. La domanda che ci poniamo verso il futuro è: saremo ancora capaci di osservare la bellezza senza i filtri della tecnologia? Avremo ancora la capacità creativa o la stiamo delegando alle macchine che “creano” secondo discutibili algoritmi?

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