Inaudito, cantautore originale: nomen omen!
Marzo 27, 2021Diamo oggi il benvenuto a INAUDITO, artista poliedrico che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro IN MANCANZA DEL VERDE, condividiamo con piacere l’intervista a INAUDITO, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, INAUDITO si aprirà a noi con quelle che sono le esperienze, come con Fissa Records, le collaborazioni e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a INAUDITO!
Com’è nata la passione per la musica?
Probabilmente è nata prima di me, venendo da una famiglia di musicisti! Già da piccolissimo trascorrevo molto tempo con mio nonno nel suo studio dove componeva e registrava, oppure con i cori che dirigeva; mia nonna mi metteva davanti al pianoforte a fare gli esercizi: mio padre cantava e suonava la chitarra per me sin dalla culla. Così sono finito a 10 anni a registrare le mie cover dei Beatles sullo stereo di casa, aggiungendoci poi altri strumenti e armonizzazioni vocali con un sistema complicatissimo e super low-fi che consisteva nel riprodurre la prima traccia dallo stereo e aggiungere live sulla cassetta di un registratorino portatile la seconda traccia e così via, finchè della prima non si sentiva più altro che il rumore di fondo. Insomma roba che solo chi aveva la passione per la musica negli anni 90 può capire.
Cosa significa e com’è nato il nome INAUDITO e il suo personaggio, il suo sound?
Il nome significa “mai ascoltato prima”, e questo perché le mie canzoni sono rimaste inascoltate finora, anche se raccontano una storia che ha le sue radici nei primi anni del secondo millennio. Il nome nasce dal mio dire scherzando “è inaudito!” per manifestare meraviglia o sconcerto di fronte a fatti bizzarri, facendo il verso alle signore benpensanti dell’alta società di un tempo.
Il suo personaggio è appunto un ragazzo che vive nel passato (attualmente nel 2003), in un mondo a cavallo fra l’era analogica e quella digitale, la lira e l’euro, il sociale e il social.
Il sound è a cavallo fra l’indie e il pop se vogliamo (chi è in grado ormai di delimitare bene queste due categorie?), con grande ispirazione alla musica degli anni 60, la mia preferita, ma senza esagerare con il vintage (c’è già chi lo fa e con molta più immedesimazione).
Come è stato concepito il lavoro IN MANCANZA DEL VERDE?
In questa canzone c’è la mia vena folk in primo piano, nasce tutto dalla chitarra acustica e da un testo preesistente e che era in sostanza una raccolta di pensieri nati di notte girovagando in macchina. Poi ho capito che parlava di cosa vuol dire organizzare la propria mente e il proprio cuore intorno ad un’assenza, di qualsiasi tipo essa sia. Il ritornello è arrivato dopo il resto del testo e prende spunto da una volta in cui sono sceso da un’aereo pochi secondi prima che decollasse…
E com’è nato il suo videoclip?
L’idea del videoclip è nata cercando un modo leggero per giocare con il contenuto del testo della canzone, che di per sé è abbastanza introspettivo e riflessivo. Con Angelica Racco (regista) abbiamo messo insieme un po’ di idee e poi qui nel 2003 dove vivo io abbiamo girato delle scene con un gruppo di amici con i mezzi che avevamo a disposizione, e devo dire che è stato molto divertente.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
Esatto l’album è in cantiere, nel senso che c’è, ma il nostro razzo del tempo (simbolo di Fissa records) farà ancora qualche fermata intermedia con qualche singolo prima di arrivare al capolinea dell’album, la cui uscita è prevista entro l’estate.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Beh piano piano dall’uscita di Tutto Torna stiamo cercando di costruire un pubblico, interfacciandoci con il mondo di Spotify e Instagram principalmente visto che il discorso live è fuori uso per ora, anche se sarebbe la modalità che preferirei per farmi conoscere. Ma va bene così per ora perché abbiamo potuto lavorare e giocare con la mia storia di ragazzo inizio 2000!
Quali sono le influenze artistiche?
Le influenze artistiche sono molteplici naturalmente, sicuramente la musica degli anni 60/70, italiana e non (Beatles, Battisti, Simon and Garfunkel, Joni Mitchell, Dalla, De Andrè più tutto il rock eccetera eccetera eccetera), però ascolto anche l’indie contemporaneo, il Jazz e la musica classica…non so quanto influiscano sui miei pezzi, sto cercando di creare il mio linguaggio, che sicuramente è più presente a livello di testo e di scrittura, e che sta prendendo forma a livello di arrangiamento e sound.
Quali sono le collaborazioni musicali?
Non molte per ora: dal punto di vista di produzione artistica il grosso dell’album l’ho realizzato con Jacopo Antonini, a parte due pezzi che hanno la firma anche di Francesco Katoo Catitti.
Sul fronte artistico ci sono delle persone con cui vorrei collaborare, ma non mi sbilancio con spoiler.
E la collaborazione/i con Fissa Records nel lavoro in promozione?
Fissa è una piccola famiglia. Sono agli inizi ma c’è grande passione e armonia all’interno di questo gruppo, che colgo l’occasione per salutare e ringraziare!
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Non ho una strategia programmatica a riguardo. Ho sempre avuto una visione estetica della vita, mi piace provare a mettere in musica e parole la bellezza della complessità dell’animo umano, se possibile senza pesantezza, con autoironia. Sono innamorato delle parole e delle melodie, cerco di fare il meglio per dare la giusta forma alle cose che sento e che ho provato sulla mia pelle.
L’unica cosa che mi sento di dire è che vorrei che più persone possibile si approcciassero all’ascolto dando alla musica il tempo e lo spazio che merita, che è di più dei 30 secondi di sopportazione media di oggi. La complessità ha bisogno di tempo e , qualità che il nuovo millennio ha messo con le spalle al muro.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Possiamo giusto parlarne per ora! Ma tralasciamo anche di parlarne, spero solo che queste cose occupino più spazio nel mio e nostro futuro.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
La scena musicale italiana, come già altre volte in passato ed in maniera ciclica, ha avuto un periodo di fortuna grazie a una fioritura del mondo del live, anche e soprattutto underground. Una fioritura del mondo indipendente, con tutte le difficoltà del caso, crea un movimento, e quindi una crescita. Ho paura che il 2021, complice naturalmente la pandemia, sia invece caratterizzato da un arresto di questo processo virtuoso, anche per colpa di un sistema che tende a spremere i fenomeni culturali anziché dar loro nuova linfa.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Beh di mio ci sono fuori solo Tutto torna e Quando c’eri tu per ora, di cui invito anche ad andare a vedere i videoclip sul canale youtube!
Approfitto però per consigliare l’ascolto di un artista che mi piace molto che ha tirato fuori nel 2021 un disco pazzesco inanellando 10 perle, sto parlando di Marco Castello, per chi non lo conoscesse ancora, rimediate subito!
Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
Io vivo nel 2003 quindi posso dire cosa vedo dall’esterno ahah
Sono preoccupato come accennavo prima, il mondo dell’arte e dello spettacolo ha preso una batosta incredibile, e questo segue un modello culturale che affonda le sue radici nella mia epoca, nella crisi e collasso di un sistema politico ed economico a cui a quanto pare non si è saputo dare risposta in 20 anni. Se non altro questo momento parossistico può essere un’occasione per prendere consapevolezza e cambiare le cose.
Quali sono i programmi futuri?
Voglio lavorare alla mia musica, far uscire il disco e vedere che succede, sognando il momento di salire su un palco.