Intervista a quattro occhi con Petullà formidabile artista
Dicembre 9, 2021Straordinaria intervista oggi a Petullà, artista poliedrico che sta spopolando nelle piattaforme musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro SOPRAMMOBILI, condividiamo con piacere l’intervista a Petullà, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita, Petullà si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con PressACom, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a Petullà!
Com’è nata tua la passione per la musica?
Ci sono passioni che ti scegli e passioni che sono latenti e semplicemente decidi di coltivarle una volta che ne prendi consapevolezza. Dapprima era un gioco che ha preso la forma di un telecomando usato come microfono, o gli stivaloni e i giubbotti di jeans anni 90 dei miei fratelli, che indossavo in casa anche se enormi e mi facevano entrare nel mondo delle rockstar in 5 metri quadri di stanza. Era l’epoca delle “cassette” sovraincise per fare quelle che oggi chiamiamo playlist. Passavo ore ad ascoltare canzoni e registrare cassette. Poi è venuto il pianoforte, ma non era il mio e ho cercato una chitarra subito dopo, poi pezzi di carta su cui scrivere. Avevo 10 anni quando ho composto il mio primo sgorbio ma per me era abbastanza per rimanere in quel mondo di borchie che immaginavo. Dopodiché, quando è arrivata la consapevolezza che era quello che volevo fare, ho cercato di esplorarmi e cercare la mia voce, le mie parole, per descrivere un universo emotivo.
Descrivi “Petullà” e il suo personaggio, i suoi pregi e i suoi difetti
Sai, è il mio cognome, quindi, è per me è una fortuna, non c’è nessun personaggio da far stare in piedi con immaginario e comunicazione. Sono semplicemente io, che piaccia o non piaccia. Parlare di pregi e difetti mi farebbe rientrare in una dimensione oggettiva che sinceramente non sento di essere in grado di sostenere, visto che si parla di me. Posso dirti che sono molto curioso e attento ai dettagli ma che non mi accontento mai e non sono mai soddisfatto in pieno di quello che faccio. E come leggi, non stiamo parlando di un difetto del progetto
Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro SOPRAMMOBILI?
È nato in camera, nel caos che lascio sempre in giro. Ogni volta che cerco di rimettere in ordine qualcosa spunta fuori qualcosa che è stato sommerso dagli anni e forse anche da me. Ho scritto la prima parte della canzone più di due anni fa…poi con il lockdown sono rientrato in quella camera di famiglia per starci un po’ ed è riemerso tutto: il fatto che non puoi fuggire dal passato, da quello di cui ti vergogni, dal dolore che hai provato, dal tuo disordine. Puoi solo cercare di accettarlo e di starci più o meno comodo dentro.
E com’è nato il suo videoclip?
Al momento non c’è un videoclip e non so se ne uscirà uno, almeno no su Soprammobili.
Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?
E’ il primo brano dell’album, di cui ancora non posso svelare il titolo, ma posso dire che ci saranno 9 canzoni inedite, che ruotano attorno al concetto di casa e intimità. Più di un anno di lavoro tra preproduzione e registrazioni. È davvero un sogno per me, e ho cercato di onorare queste canzoni perché glielo devo e perché credo che quando si inizia un percorso in cui ci si mette la faccia, e il nome, sia importante farlo al meglio delle proprie possibilità.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Come credo tu sappia, è un percorso faticoso dove l’unica cosa costante è l’instabilità. Ho sempre avuto la sensazione di vedere in me e nel modo in cui vengo recepito da fuori una crescita costante e quindi man mano le esperienze che facevo erano sempre più formative e importanti. All’inizio ero davvero ingenuo, poco consapevole. Capivo di avere una buona attitudine ma non avevo ancora trovato il taglio di luce giusto. Credo che con l’album che sta per uscire la crescita rispetto al passato si senta. Ma non mia, cerco di guardare le canzoni, che alla fine, al di là dei numeri e dell’ ”hype” sono la cosa importante
Quali sono le tue influenze artistiche?
Domanda tostissima. Guarda ti dico solo, perché non saprei definirmi in base alle influenze, che per me sono stati fondamentali 2 passaggi: il primo è stato innamorarmi delle band rock straniere, del loro modo di concepire la musica come un insieme di componenti umane che danno un plus e mi hanno insegnato tanto su cosa voglio che sia un mio live. Dall’altro lato sono sempre stato attratto dai cantautori italiani. Da Gino Paoli a Tenco, da De Gregori a Battisti/Mogol a Vasco e Dalla, ai piu recenti Cremonini e Calcutta.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Per il mio progetto collaboro innanzitutto con i musicisti che compongono la mia band, il mio sale. Stefano, Luca, Ruben e Nicola. Tutti i brani dell’album sono stati prodotti da Paolo Caruccio (aka Fractae) e in alcuni c’è la partecipazione nei testi di Francesco Maria e Davide Napoleone. Il disco è stato mixato da un grand turnista che si chiama Andrea Gentile e ha fatto davvero tantissime esperienze veramente importanti ed è stato un valore aggiunto. Da un anno inoltre cerco di dare il mio contributo come autore per altri progetti: OttoxOtto, Antartica, Caruccio e ne ho altri in cantiere.
E la collaborazione con PressaCom nel lavoro in promozione?
Un bellissimo staff, conosciuto tramite la mia etichetta, Piuma Dischi, e che ha capito di cosa voglio parlare, che cosa voglio dire e che ha come scopo il fatto che io sia a mio agio nei contesti comunicativi. Anzi ne approfitto per ringraziare pubblicamente Sara, che ha un sacco di pazienza con me e il mio disordine (Vedi Soprammobili)
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Il concetto è abbastanza semplice, può sembrare banale ma in realtà è un messaggio molto politico: ha a che fare con il sentirci tutti parte di un universo emotivo che ci rende simili, fragili e complessi nonostante siamo minuscoli rispetto al mondo che ci circonda. E in questo allora la dimensione è quella di fare entrare il pubblico nelle mie paure, gioie e consapevolezze, in quelle in cui ci possiamo ritrovare, Diciamo che sicuramente emerge una certa inclusività, ed è questo il messaggio “politico”. Si può fare politica anche senza fare testi impegnati, parlando di casa, di amore, di persone andate via, di insonnia. La dimensione privata, una volta che viene condivisa, diventa sempre un atto politico.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Pregiata mi sembra un aggettivo troppo altisonante. Ho avuto la fortuna di fare belle esperienze, iniziando dalla mia città e spostandomi in altri contesti sia in acustico che con la band. Ricordo con particolare affetto il FarciSentire Fest a Napoli e ovviamente il Reset Festival. Con Deejay on Stage ho avuto la fortuna di cantare davanti a migliaia di persone, con l’adrenalina a mille. E tra i concerti che ho aperto ricordo Tropico, che è uno degli artisti attuali che seguo con più attenzione. Quindi si, mi ritengo fortunato
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Penso che siamo ad un giro di boa interessante in cui i contenuti stanno riemergendo, forse non nel mainstream ma ci sono delle piccole realtà che stanno davvero facendo bene. C’è però tutta una fetta di mercato occupata da chi fa numeri e non canzoni, e questo è un po’ svilente. Capisco le logiche delle grandi etichette, ma se si ragiona solo sui numeri e non sui contenuti si rischia di non creare un plus culturale in primis, né artisti longevi.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Dei vecchi brani pubblicati Brera e Le Luci Fuori. E se non avete troppa voglia allora aspettate i prossimi.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?
Tutto questo tempo a contare i metri che si facevano, a far sembrare fuorimano anche il proprio cortile, a non poterci sfiorare, non può averci lasciato intatti. Adesso sembra che tutti stiamo tornando a una normalità pregressa, ma non è così. Siamo di fronte ad un avvenimento epocale, e noi navighiamo in questa generazione di mezzo. Siamo un po’ spaesati, c’è chi ha sempre di più bisogno di un capitano, c’è chi ha paura di tutto e allora lo mette in dubbio. Penso che chi scrive debba sapere cogliere questi passaggi e cercare di ispirare le persone a trovare un’altra lettura delle cose.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Adesso me ne vado al mare per un weekend perché è un calmante naturale, anche quando fa freddo. Poi tornerò a suonare con la band e preparare la scaletta per i prossimi live in attesa che escano altri singoli e il disco. I vostri programmi?