Da Indian Summer a tutta la sua vita, Francesco Venerucci si racconta

Da Indian Summer a tutta la sua vita, Francesco Venerucci si racconta

Ottobre 27, 2024 0 Di master

Accogliamo calorosamente e spalanchiamo le nostre curiose orecchie a Francesco Venerucci, artista poliedrico che ci sorprende con la sua musica sincera e accattivante ad ogni nuova uscita. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Indian Summer, leggiamo con senso di empatia l’intervista a Francesco Venerucci, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Entriamo più a fondo nella vita e nelle opere, Francesco Venerucci ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con Javier Girotto, Jacopo Ferrazza, Ettore Fioravanti, Stefano Dentice, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a Francesco Venerucci!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Io direi quando la Musica ha avuto una passione per me.

Mi spiego: da bambino ero un assiduo ascoltatore dei Beatles. Il loro stile cosi cangiante da un disco all’altro accendeva la mia fantasia.

Ho iniziato lo studio del pianoforte a 6 anni con un maestro vecchia scuola che evidentemente non mi trasmetteva molto entusiasmo, e per un po mi ricordo di non aver fatto molti progressi. Ho interrotto in occasione del trasloco e ho ripreso dopo un paio di anni: qualcosa era cambiato. Presto cominciai ha improvvisare, a scrivere le mie prime note, prima quasi da zero e poi sempre piu complesse e ancora oggi continuo a scrivere. Per questo dico che la Musica si è interessata a me. Comporre è un’esigenza interna spontanea, nessuno ti assicura che troverai dei suoni , le note , le melodie . Ogni volta è una scoperta , una sorpresa ed una responsabilità perchè l’ispirazione bisogna curarla in tutte le fasi. Ho scoperto di avere la capacità di aggregare le note per fare melodie, armonie, suoni in maniera del tutto inconsapevole. Tant’è che iniziai a studiare armonia, contrappunto, fuga, composizione dopo i 18 anni. All’epoca avevo già scritto vari pezzi jazz da autodidatta con arrangiamenti e orchestrazioni complesse ed ero stato notato e premiato da Radio tre per la mia composizione Adrian L.

Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere “Francesco Venerucci”,…

Curioso

Trovo in posti diversi ciò che mi interessa

Indisciplinato

Mi rifiuto di corrispondere ad un’immagine preconfezionata

Sincero

Musicalmente a volte ci vuole coraggio a presentare le idee musicali senza sovrastrutture e elaborazioni di mestiere. E’ difficile ma necessario esprimersi con la propria identità artistica, la propria cifra stilistica . Obiettivo principale di qualsiasi musicista.

Com’è nato il lavoro Indian Summer?

Per me ogni progetto discografico è un’occasione per fermare delle idee musicali una volta per tutte, rendendole pubbliche e accessibili. Dopo lo stop del periodo Covid (2020/2021) durante il quale la promozione del mio precedente cd Tramas (AlfaMusic) aveva subito una severa battuta d’arresto, mi sono dedicato alla composizione di varie opere tra le quali il concerto per Oboe e Archi , che è stato eseguito a Parigi, registrato su cd e pubblicato dalla Da Vinci Edition. Nel frattempo ero entrato al Biennio di Composizione Jazz al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma dove mi sono diplomato recentemente con il massimo dei voti.

La decisione di pubblicare un nuovo album era presente da tempo ma ho potuto concretizzarla nel 2024, grazie alla collaborazione di Javier Girotto (sax), Jacopo Ferrazza (cb) e Ettore Fioravanti (bt).

Cos’è per te l’arte, la musica?

Non si sa. Una risposta univoca, oggettiva è non c’è. E’ intrattenimento, passione, calcolo matematico, virtuosismo artigianale, pensiero filosofico: cos’è la musica.

E’ qualcosa di specifico della specie umana, è un linguaggio, un sistema di comunicazione, è poesia: scolpisce l’invisibile, la sua materia è il suono, la sua forma è il tempo, la sua natura è il silenzio.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Tantissime. A titolo esemplificatico: Igor Stravinsky, Astor Piazzolla, Wynton Marsalis.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Dave Liebman, Javier Girotto, Maurizio Giammarco, Ettore Fioravanti, David Riondino, Michele Rabbia, Gianni iorio e tanti altri musicisti bravissimi con cui ho avuto il piacere e l’onore di suonare e collaborare professionalmente.

Oltre al lavoro in promozione quale altro tuo brano/disco ci consigli di ascoltare?

Il già citato “Tramas” che vede la partecipazione di 11 musicisti tra cui il grande sassofonista americano Dave Liebman, il trombettista spagnolo Ricardo Formoso e il quintetto d’archi del festival di Sabaudia. Un progetto ambizioso che non ha avuto l’opportunità di esprimersi nelle sue potenzialità.

Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando dopo Indian Summer?

Il 10 novembre presenterò dal vivo “Indian Summer” all’Alexander Platz jazz club di Roma con i miei compagni di viaggio Girotto, Ferrazza e Fioravanti.