CAPOLUPO

Capolupo si racconta: l’intervista esclusiva su ‘Tra i miei disordini’

Con Tra i miei disordini, Capolupo offre un lavoro che riesce a sorprendere per profondità e coerenza, unendo emozione e autenticità in un viaggio sonoro che non lascia indifferenti. La redazione di Musicdiscovery è rimasta colpita dall’intensità e dall’equilibrio di questo progetto, che si distingue per la capacità di toccare corde intime e universali al tempo stesso. In occasione dell’uscita del disco, abbiamo avuto il piacere di approfondire con l’artista i temi, le scelte e le ispirazioni che lo hanno guidato nella realizzazione di questo album così personale.


“Tra i miei disordini” sembra rappresentare una chiusura di cerchio e un nuovo inizio. Cosa hai imparato su te stesso durante la creazione di questo album?

Mi sono innanzitutto sorpreso di aver colto senza riserve l’opportunità di realizzare un disco autentico, lontano da qualsiasi logica di mercato e guidato esclusivamente dal flusso emotivo delle canzoni. Un album circolare, con un inizio e una fine che si rincorrono a vicenda, e al centro le emozioni in tutte le loro declinazioni.

Le canzoni seguono un percorso emotivo ben definito. C’è una traccia che inizialmente non riuscivi a collocare nel “puzzle” e che ha trovato il suo posto solo alla fine?

In realtà, trovandomi come mai prima d’ora con così tanto materiale prodotto in termini di canzoni, abbiamo deciso, nella fase di chiusura, di includere in questo album solo una parte del lavoro. Abbiamo selezionato i brani legati da un filo invisibile comune, capaci di trasmettere un senso di chiusura emotiva e armonica all’intero progetto.

Destinare il ricavato del vinile alla Fondazione ANT è un gesto significativo. Ti sei mai chiesto che tipo di messaggio voglia comunicare a chi acquista il disco? Cosa speri che questa scelta ispiri in chi lo ascolta? 

Spero innanzitutto che questa iniziativa possa rappresentare, nel mio piccolo, un contributo di solidarietà per chi si trova in difficoltà, grazie al supporto di tutti coloro che acquisteranno il vinile. Più in generale, mi auguro che emerga il messaggio di non sentirsi mai soli, neppure di fronte alle piccole o grandi difficoltà della vita, dove il denaro, almeno in questa occasione, può diventare un mezzo concreto di sostegno e aiuto.

Molti musicisti trovano complesso conciliare l’aspetto artistico con quello solidale. Per te, che hai radicato questa scelta nella tua musica, cosa significa far convivere arte e impegno sociale? 

È stata una conseguenza naturale, un modo per andare oltre la musica. Se non avessi trovato questa occasione di solidarietà, forse non avrei nemmeno pubblicato l’album ufficialmente.

Ogni canzone sembra avere un’identità sonora ben definita, eppure l’album è coeso. Come hai lavorato con i tuoi collaboratori per raggiungere questa coerenza?

Intanto grazie! Per questo disco mi sono avvalso della collaborazione artistica di alcuni co-producer, con l’obiettivo di esplorare nuovi paesaggi sonori. Dopo aver definito il mondo da cui attingere, insieme a Roberto Priori, Alessandro Carnevali e Renato Droghetti, abbiamo lavorato fianco a fianco per calibrare ogni arrangiamento in base alle suggestioni che ogni brano ci offriva, cercando sempre di mantenere una coerente identità artistica.

Ogni influenza emerge in modo sottile ma incisivo. Quali scelte stilistiche ti hanno permesso di rendere queste atmosfere così immersive? 

Pur avendo una propensione ad una naturale scrittura pop, provengo dal mondo underground delle band, dal quale non posso prescindere. Penso che la fusione di queste due anime mi consenta di trovare la giusta misura affinché le atmosfere conservino la giusta profondità sonora ed emotiva.

Se dovessi descrivere “Tra i miei disordini” con un’immagine visiva, cosa rappresenterebbe meglio il suo suono e il suo messaggio?

Immagina una persona a te cara prenderti per mano e condurti dolcemente nelle stanze più nascoste dell’anima.

Un grazie sincero a Capolupo per la bellissima chiacchierata.


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