Quattro chiacchiere col talento puro di MoTs
Luglio 1, 2023Con grande gioia diamo il benvenuto alla band MoTs, formazione poliedrica che raccoglie consensi a go-go. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Tear down this wall, condividiamo con felicità l’intervista alla band MoTs, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita dei componenti, la formazione MoTs si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto alla band MoTs!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
Personalmente crediamo che certe persone la musica ce l’abbiano dentro sin dalla nascita, a volte in modo latente altre in modo più esplicito. Il tempo e le modalità con cui si manifesta possono variare ma comunque il suo sviluppo rimane un fatto inevitabile. Nel caso di Nichel c’è stata la fortuna di essere stato spronato fin dalle elementari a sviluppare una passione che evidentemente iniziava a farsi vedere mentre, per quanto riguarda Osea tutto è nato grazie ad un ex compagno di squadra quando giocava a Basket e, oltre ovviamente ad un modo per esplorare il proprio animo più profondo, è stato anche un modo per autodisciplinarsi in modo creativo.
Com’è nato “MoTs” e il suo sound?
Ci siamo conosciuti perché entrambi eravamo finalisti alla prima edizione del Festival di Rimini e in quel contesto abbiamo potuto conoscerci prima come autori che come persone. Osea è stato quello che ha allacciato i contatti e che ha proposto il progetto. Veniamo da gusti musicali abbastanza differenti quindi dovevamo trovare un genere che ci accomunasse e per il quale sentirci entrambi soddisfatti. Condividendo i nostri pensieri sulla musica ci siamo accorti che l’elettropop era un genere che piaceva ad entrambi e che poteva essere funzionale a raccontare i temi che ci premeva affrontare, per questo abbiamo deciso di imboccare questa strada.
Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di Tear down this wall?
Ormai abbiamo acquisito un vero e proprio modus operandi e Tear Down This Wall non fa eccezione. Di solito si sviluppa in questo modo: Nichel elabora una bozza di melodia, cantata in finto inglese, su una base che prepara al computer, poi manda il tutto ad Osea che su quella melodia costruisce il testo. Il tema è nato quasi da subito, anche se la canzone, nel corso del tempo, si è evoluta parecchio diventando qualcosa di molto diverso dall’idea di partenza. Ad Osea venne in mente questa frase pronunciata da Reagan a Berlino nel 1987 perché paradossalmente oggi è forse più attuale di allora. Purtroppo, nonostante quel muro sia caduto, tuttora ne esistono ancora tanti altri nel mondo; muri che dividono culture, religioni, ideologie ma spesso anche affetti. Oltre a quelli fisici però esistono anche tante barriere mentali che non ci permettono di sentirci uniti come specie umana.
E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?
Questo è il primo singolo che anticipa il nostro secondo EP. In questo momento ci stiamo lavorando con attenzione e senza troppa fretta però, per non rimanere troppo tempo in silenzio, abbiamo intenzione di rilasciare vari singoli prima dell’uscita dell’intero progetto. Sarà un EP che conterrà soprattutto brani a tema sociale ma ci sarà spazio anche per i sentimenti.
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
Ognuno di noi ha ovviamente avuto le proprie esperienze musicali e artistiche. Osea ha iniziato da autodidatta provando varie esperienze musicali, dalla batteria al canto, ma essendo la scrittura di canzoni l’attività che più lo soddisfaceva, ha deciso di seguire corsi per autori tra cui il CET di Mogol, un’esperienza ed un incontro dal quale ha potuto imparare tanto. Anche Nichel desiderava scrivere canzoni ed ha così iniziato imparando a suonare la chitarra.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Nichel è sempre stato più orientato al rock. In adolescenza ha ascoltato tanto i Nirvana e altri gruppi grunge, ma crescendo è rimasto totalmente coinvolto dalla poesia di Fabrizio De André, una poesia che non solo lo ha ispirato a livello musicale ma che lo ha anche aiutato a vedere la realtà in modo diverso. Osea ha avuto da sempre passione per i cantautori italiani, un pozzo infinito da cui prendere a piene mani. Entrambi però siamo ascoltatori onnivori a cui piace ascoltare la musica più disparata.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Avendo una storia piuttosto recente al momento non abbiamo avuto il piacere di collaborare con altri musicisti, però va detto che consideriamo Cristiano Norbedo, il nostro produttore, come se fosse il terzo MoTs perché è grazie a lui che le nostre creazioni diventano concrete e che siamo riusciti a maturare lo stile MoTs.
E la collaborazione con Red&Blue nel lavoro in promozione?
Abbiamo da poco iniziato a collaborare con questa agenzia di promozione, cosa che ovviamente ci inorgoglisce, ma abbiamo già notato un certo movimento della nostra musica proprio grazie a questo. La musica è un mezzo di comunicazione quindi, perché non rimanga un soliloquio, necessita di essere veicolata nel modo migliore possibile.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Ci preme molto poter parlare di temi sociali, di aspetti che non riguardino solo l’individuo ma la collettività. Purtroppo ci sembra di notare che sempre più si parli al singolare e che siamo focalizzati soprattutto verso l’interno di noi stessi piuttosto che far caso a ciò che ci succede intorno. Ovviamente non è un male raccontare dei propri sentimenti, noi stessi lo facciamo, ma siamo convinti che ogni persona possa realizzarsi davvero solo in relazione agli altri. Nessuno cambia il mondo da solo ma tutti possiamo dare il nostro modesto ma prezioso contributo perché questo avvenga.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Iniziamo subito dicendo che, per il momento, abbiamo pubblicato un primo EP dal titolo 7084 e che per noi è stato un po’ come guardarsi allo specchio. Avevamo in testa l’idea della nostra identità artistica ma è stato solo vedendo concretizzarsi il progetto che ci siamo davvero potuti riconoscere. Purtroppo abbiamo avuto poche occasioni per esibirci dal vivo ma è una mancanza che speriamo presto di colmare. Entrambi, in singolo, abbiamo provato ad iscriverci a vari concorsi con risultati più o meno brillanti, ma la soddisfazione più grande è stata il premio della giuria di qualità vinto alla seconda edizione del Festival di Rimini ed in cui ci siamo esibiti per la prima volta come MoTs.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Ovviamente ci sono pro e contro, non ci sentiamo di demonizzarla completamente. Sicuramente oggi è più facile per chiunque produrre, pubblicare e promuovere il proprio progetto grazie alla tecnologia e la rete ma forse questa libertà ha portato ad impoverire un po’ la qualità delle opere. Grazie alle piattaforme di streaming è più semplice anche consumare musica ma dovendo spartire la torta tra un numero più grande di artisti ha reso più difficile campare di musica. È difficile dire cosa cambieremmo perché spesso le cose devono semplicemente fare il loro corso per trovare l’equilibrio però, una cosa che vale in ogni epoca e contesto, dovrebbe essere quella di non perdere la genuinità e l’onestà in ciò che si produce. È davvero molto facile perdersi pensando più a cosa funziona sul mercato che all’urgenza di voler esprimere qualcosa.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Non è facile per noi scegliere ma forse punteremmo su “A Casa Tutto Ok”, semplicemente perché è stato il primissimo singolo uscito ma anche uno di quelli che meglio ci riassume come sound ed argomenti trattati.
Progetti a breve e lungo termine?
A breve termine c’è il proposito di terminare il secondo EP curandolo nel miglior modo possibile mentre nel lungo quello di iniziare finalmente ad esibirci davanti ad un pubblico in carne ed ossa. Con il secondo EP avremo finalmente un numero sufficiente di canzoni e ci piacerebbe tanto ricevere la risposta delle persone in modo che si compia davvero la comunione di emozioni e idee che ci piacerebbe innescare.